Il trauma distorsivo di caviglia è in assoluto il trauma articolare più frequente, rappresentando da solo il 15% del totale di quelli in ambito sportivo.
Negli Stati Uniti si registrano circa 2 milioni di eventi acuti all’anno, dei quali almeno la metà non correlata all’attività sportiva. L’incidenza si aggira tra i 2 e i 7 eventi ogni 1000 persone all’anno.
La carta d’identità del paziente più a rischio di trauma distorsivo è: sesso femminile, giovane, elevato BMI e soprattutto anamnesi positiva per un precedente trauma distorsivo.
Provando a definire in termini generali cos’è una “distorsione”, si può sostenere sia l’insieme delle lesioni capsulo-legamentose prodotte da una sollecitazione improvvisa che modifica i rapporti articolari ossei. Ne segue che le lesioni principali potranno verificarsi principalmente a carico del compartimento capsulare, legamentoso o osseo.
Le modalità di trauma distorsivo più frequenti sono:
- Trauma in inversione (85% dei casi): il compartimento coinvolto è quello laterale, rappresentato in particolare dal legamento peroneo astragalico anteriore e il peroneo calcaneare: tipicamente si associa ematoma, gonfiore ed edema
- Trauma in eversione (10% dei casi): il compartimento coinvolto è quello mediale, rappresentato tipicamente dal legamento deltoideo, presentando anch’esso gonfiore, edema ed ematoma.
- Trauma ad “alta energia” (5% del totale): è verosimilmente il trauma più grave coinvolgendo la sindesmosi tibio-peroneale con marcato rischio di instabilità e dolore associato a medio-lungo termine.
Analizzati i meccanismi con cui si produce un trauma distorsivo, è bene considerare che la terapia in fase acuta e quindi fin dai primi minuti successivi all’evento distorsivo, può essere eseguita anche da personale non sanitario e che, se ben impostata, produce notevoli vantaggi in termini di tempi di recupero. Questa si basa sul protocollo RICE:
- REST, riposo inteso come evitare gli sforzi e ciò che provoca dolore;
- ICE, crioterapia che è raccomandata 20’ ogni 2 ore;
- COMPRESS, compressione tramite bendaggio elastico;
- ELEVATE, elevazione che dovrebbe essere effettuata 15-25 cm al di sopra del livello del cuore;
La maggior parte delle evidenze scientifiche indicano come a seguito della fase acuta, si renda necessaria una valutazione presso un medico specialista al fine di stabilire correttamente l’entità del danno delle componenti prima descritte, definendo il successivo corretto iter terapeutico.
La valutazione specialistica si avvarrà oltre al fondamentale esame clinico (mobilità e motilità, palpazione e test di stabilità) anche di esami strumentali che in prima linea, a seconda dei casi, saranno una ecografia muscoloscheletrica ed eventuale radiografia. Come esame di secondo livello, in seconda battuta si può ricorrere alla RMN.
Il trattamento riabilitativo è la terapia cardine a seguito di un trauma distorsivo di caviglia sia per il recupero delle attività della vita quotidiana, sia per la ripresa dell’attività sportiva agonistica e non, così come per la prevenzione delle recidive.
Questo si avvarrà di nella fase iniziale di tecniche fisioterapiche passive quali mobilizzazioni, linfodrenaggio e stretching della muscolatura tricpipitale al fine di recuperare la corretta escursione articolare e controllare la sintomatologia dolorosa.
Successivamente si imposterà un lavoro fisioterapico attivo di rieducazione finalizzato al recupero articolare in carico, al recupero del corretto schema del passo, al rinforzo delle componenti muscolari e al miglioramento del controllo propriocettivo della caviglia lesa. Durante questa seconda fase, l’idrochinesiterapia consente di recuperare in ambiente protetto le funzionalità articolari di base, limitando il dolore per il paziente e lo stress sulle strutture ancora irritate dall’evento traumatico.
L’ultima fase del percorso riabilitativo prevede il graduale ritorno a un’attività dinamica (corsa, salti e cambi di direzione) in ambiente ancora tutelato, con supervisione fisioterapica, e successivamente l’inserimento di fasi di gioco o sport specifiche.
I tempi di recupero a seguito di un trauma distorsivo di caviglia, data la grande quantità di fattori coinvolti (richieste funzionali, meccanismi lesivi, lesioni o distrazioni legamentose, intensità del dolore etc…) sono estremamente variabili. In accordo con quanto evidenzia la letteratura, lo snodo fondamentale di tutto il percorso rimane indubbiamente la corretta valutazione specialistica iniziale, sia clinica che strumentale, consentendo di individuare e personalizzare i percorsi terapeutici riabilitativi per così soddisfare al meglio le esigenze di ogni singolo paziente, per il miglior recupero possibile in funzione delle esigenze anche sportive in sicurezza.