Il test da sforzo massimale è un esame strumentale che consente di studiare il funzionamento del cuore quando viene sottoposto ad un esercizio fisico, a differenza dell’ECG basale che viene registrato in condizioni di riposo.
Come si esegue:
Durante la sua esecuzione, paziente viene monitorizzato con l’elettrocardiogramma (ECG) e invitato a camminare su un tapis roulant o su una cyclette. Dopo una breve fase di “riscaldamento” iniziano gli “stadi” di tre minuti ciascuno, dove si va ad incrementare la resistenza dei pedali della cylcette o la pendenza e la velocità del tappeto. In questo modo aumenta progressivamente l’impegno cardiovascolare. Al termine di ogni stadio si misura la pressione arteriosa e durante l’esame si monitora l’eventuale insorgenza di sintomi come, fatica, dolore, mancanza di fiato e le eventuali variazioni del tracciato ecg e/o della pressione arteriosa.
Cosa si valuta:
- Regolare incremento della frequenza cardiaca (FC)
- Regolare incremento della pressione arteriosa (PA)
- Presenza di aritmie cardiache
- Anomalie del tracciato sotto-sforzo
- Tempo di recupero
- I METs raggiunti (ossia la quantità di energia “spesa” durante lo sforzo, rispetto al basale).
Quando termina?
Ben definiti sono i criteri di interruzione del test:
- Raggiungimento della “soglia massimale”: affinché questo esame possa essere “diagnostico”, ossia possa prevedere con una certa affidabilità eventi cardiaci (come l’infarto), è necessario che il test sia “massimale” (T. max); ovvero bisogna raggiungere, sotto sforzo, una frequenza cardiaca pari al 85% del “massimo teorico previsto”, che si calcola sottraendo a 220 l’età del paziente: T max = 85% del MTP (220 – età)
Raggiunta questa frequenza il test può essere concluso. A discrezione del medico, soprattutto se ad essere esaminato è un atleta, si può proseguire per valutare ancora i parametri oltre questa soglia, specialmente se abitualmente viene superata durante lo sport. - Insorgenza di sintomi e/o aritmie e/o variazioni di pressione che non consentirebbero di proseguire il test in sicurezza
Durante il test è essenziale riferire al medico tutti i sintomi, anche quelli che non si ritengono “importanti”, per valutare se ci sono variazioni dei parametri e/o è necessaria l’interruzione
Quando si propone un test ergometrico massimale?
- Quando si avverte “mancanza di fiato” (dispnea), “dolori toracici”, “vertigini” o altri sintomi da sforzo, è bene rivolgersi al proprio medico di famiglia o comunque ad uno specialista, che valuterà dopo un attento esame, l’opportunità ad eseguire questo test.
- Può essere richiesto per “testare sotto sforzo” l’efficacia di una terapia, ad esempio come quella antiipertensiva
- Può essere eseguito, negli atleti, per valutare la “performance” sotto sforzo: per esempio in quanto tempo si raggiunte la FC massimale o in quanto tempo si recupera.
- Da alcuni anni, le linee guida non consigliano questo test come screening, non viene infatti considerato utile per predire un problema cardiologico in assenza di sintomi, o meglio, la sua capacità predittiva non è superiore ad un’attenta visita medica ed all’eventuale correzione dei fattori di rischio per malattie cardiovascolari.
In conclusione:
Il Test massimale è un esame non invasivo, che fornisce informazioni cliniche importanti e permette di diagnosticare precocemente problemi cardiaci, permettendo di intervenire tempestivamente.
Come ogni esame strumentale è tanto più “attendibile” quanto più l’esame è appropriato per dare le risposte cercate.
Per questo motivo è sempre bene riferirsi al medico di fiducia per valutare se sia il test più indicato da eseguire e se eventualmente coesistono delle controindicazioni alla sua effettuazione.